Valerio Mattioli in sostanza esplode contro quella malaugurata tendenza tutta Italiana a spacciare la M…per la cioccolata, per dirla alla francese insomma.
Il succo del discorso, ma leggetevi l’articolo per favore perché è illuminante, è che la zona di Roma Est che al momento tutti indicando come cuore pulsante della città che si rinnova, è stata ed è ancora (non so se lo sarà per sempre) un gran cagata.
Anche se ci vengono i radical chic, anche se ve la spacciano tutti come molto più “vera”.
La vera verità è solo che, le case costano meno.
Il caso vuole però, e qui io e l’autore ci discostiamo un pò…il caso vuole dicevo, che proprio a Roma est, che per l’amor di Dio è come dire Siena come dimensione, a Roma Est c’è il Pigneto.
E il caso vuole che proprio al pigneto ha aperto uno dei nuovi ristoranti romani.
Ecco, lo sappiamo tutti che qui nella capite le cose si muovono con una lentezza incredibile.
Ed è proprio per questo che l’apertura di un nuovo ristorante, per di più aperto dagli stessi proprietari di Primo, è una specie di evento di rara portata.
Primo, che rappresenta un’istituzione da che ne ho memoria.
E quindi senza troppi indugi, mollato nano, ricomposto la mia faccia che non so perché da qualche settimana è coperta di brufoli manco avessi 14 anni e indossato qualcosa di pulito…sono andata da Rosti.
Ovviamente prima di andare mi sono ampiamente documentata sulla nascita e sull’idea originale dei due fanciulli romani.
Ma quello che vi assicuro mi aveva colpito di più…era l’incredibile quantità di commenti negativi sul nuovo ristorante.
Ma come, finalmente succede qualcosa in questo settembre un pò morto…e me lo smontano così?
Eh no eh! Vado a vedere di persona.
Motorino, e già qui il primo scoglio, perché, come diceva giustamente Mattioli, se non hai un motivo valido per andarci a Roma Est, non sai manco come ci si arriva, ecco non è che ci passi.
E io come al solito, confonfendo la Tiburtina, con la Casilina, e la Prenestina…insomma c’ho messo giusto giusto quesi 20 minuti in più.
Considerato poi che da casa mia dovrebbero essere 15 minuti al massimo…fate un pò voi.
Finalmente arrivo al ristorante.
Dunque:
primo impatto, FAVOLOSO.
La location è fantastica, e quell’enorme giardino difronte con tanto di pista da bocce e giochi per bambini non male davvero.
L’arredamento interno, che fa molto industrial design de noartri è azzeccatissimo.
Tavoli conviviali, vecchi pavimenti banchi e neri uniti a luci ultra grandi e classicissime.
Mattoncini, perché ormai senza mattoncini che ristorante è.
Insomma ogni cosa al suo posto.
Ci sediamo, ordiniamo, e alla faccia delle mille critiche che ho trovato, mangiamo senza aspettare troppo, i piatti non arrivano freddi (un pò alla rinfusa questo sì) e la serata scorre veloce.
E poi la chicca:
vedo entrare nel grande giardino Lui e Lei vestiti in simil Smoking, girano tra i tavoli e consegnano…
Il menù della poesia.
Sfizi, I grandi Classici, Specialità estere etc etc
Alla fine con grande incertezza data la vasta scelta opto per:
Trilussa – la Cicala e la Formica – euro 3
E lì insieme al mio caffè di fine pasto mi godo un’interpretazione niente male dell’ormai dimenticato testo.
Meraviglioso.
Ricapitolando, il posto è bello, il cibo è buono, il servizio un pò lento ma confido che migliorerà con un taglio dei tavoli esterni causa inverno. Spesa media 20 euro a testa per la cena.
Ma è aperto dalle 9 della mattina 🙂
Un solo consiglio: se andate con bambini, se andate senza bambini, in generale se andate…sedetevi lontanissimo dalla zona giostre…a meno che non siate sordi;)