Volevo solo essere infelice.

Reportage emotivo di un viaggio in Asia

Si chiama memoria selettiva, l’ho imparato da adulta, dopo i 35 anni. E ho scoperto che è un regalo che la mente fa ad alcune persone.

Alle persone leggere, che leggerezza non è superficialità (cit); a quelle persone che hanno la capacità di galleggiare sugli eventi , sulle cose, e pretendono di ignorare la profondità dell’essere umano.

Quelle persone che riescono a vedere il dolore che fluisce davanti ai loro occhi e poi dimenticarlo. Lo mandano giù.

Memoria selettiva, così mi ha detto lo psicologo da cui sono andata per quasi 25 minuti qualche anno fa. Cancellare le cicatrici. Tra l’altro ha aggiunto che avevo scelto un uomo più grande di me per supplire la mancanza di una figura paterna.

La fiera dell’ovvietà… avevo il cappotto e la borsa in mano mentre finiva di pronunciare la frase… ma la faccenda della memoria selettiva, quella mi era piaciuta di più.

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Ho trovato una cosa a Palermo

Una fuga di poche ore, per stare un pò da soli.

Una fuga al sud, perché il sud del mondo al nord “gli sega le orecchie” e questo in Italia vale anche di più. E’ al sud che si va quando vuoi rallentare, passeggiare, mangiare, respirare. E’ al sud che vai se vuoi sorridere, quando vuoi VIVERE. E allora Sud, Palermo 48 ore.

Turisti a caso, con la pancia piena di cibo e una bottiglia di vito di troppo nelle vene; gli occhi verso l’alto a guardare un concentrato di storia, di bellezza, di degrado, di rinascita, del tempo che fu, del tempo che rinasce, della gente che cammina dritta, che guarda avanti e ti fissa negli occhi quando ti parla, di gente che si ricorda il tuo nome quando glielo dici. Continua a leggere “Ho trovato una cosa a Palermo”

Breve Post -Vacanza 2017

Dovrei raccontarvi di patinate giornate estive, di pelli abbrozzante, di bambini felici, di mare cristallino, di sale, di capelli crespi e di sandali.

Dovrei dirvi di un’isola ormai non più dimenticata nel mezzo del mare greco, dove il vento ti prende a schiaffi tutti i giorni, dove non fa mai davvero caldo. Di feste con mood anni 80, di niente da fare, di tempo che si ferma.

Dovrei dirvi di figli felici, di adolescenti sdraiati, di cibo cattivo, di lentezza, di routine, di amici e nemici. Continua a leggere “Breve Post -Vacanza 2017”

Golfo di Aqaba – riflessioni di frontiera

I posti di frontiera sono sempre posti speciali, soprattutto per chi non ci vive ma ci passa soltanto. Come quando un grande fiume arriva al mare e l’acqua dolce si confonde con quella salata  e c’è uno strano senso di divisione e di unione qui giù in questo pezzettino di mondo.

Ci sono le reti che dividono 4 nazioni, e le frontiere controllate centimetro per centimetro e poi ci sono, quei 50 metri in cui poggi i tuoi piedi sulla terra di nessuno. Ne di qua ne di là. E lì, mentre ti diverte il fatto che non sai esattamente dove sei incontri lo sguardo di chi quel passaggio lo fa tutti i giorni, magari per andare a lavoro, perché dalla sua parte della rete il lavoro non c’è più. Oppure per vendere qualcosa. E’ uno sguardo stanco di chi meccanicamente affronta questo andirivieni di controlli, di passaggi, di infinite lingue. E’ un andirivieni di chi ha le tasche piene di soldi diversi un pò per di qua e un pò per di là.

In questo pezzo di mondo un pò liquido ma nettamente diviso dal filo spinato dove convivono separatamente culture e religioni e credenze e vite diverse. In un pezzo di mondo  un po’ israeliano un po’ giordano ma anche egiziano e saudita qualcosa ci ricorda quanto la storia del mondo sia intricata e complessa. Un pezzo di mondo piccolo come da casa mia al mio ufficio.

C’è un senso di vaghezza qui giù perché tutti sanno che quelle linee rette di filo spinato sono lì e lì rimarranno, ma guardandole sono consci di quanto sia senza senso la loro collocazione, proprio lì. Le frontiere qui giù sono linee dritte su una pianura secca e deserta, dove neanche un fiume, un fossato, una collina fanno da divisione almeno “simbolica” dei 4 paesi. Così sia la mattina che la sera con la luce umida del deserto non c’è verso di vedere la rete e capire dove finisce uno e dove comincia l’altro.

Ed è proprio a quell’ora lì che li vedi passare la frontiera, giordani che vanno in Israele israeliani che entrano in Giordania. La mattina e la sera quando la luce confonde i confini, due mondi separati da una rete messa esattamente lì non si sa bene da chi si incontrano su quei 40/50 metri di terra di nessuno e camminano meccanicamente con in mano un passaporto pieno di timbri, alzano lo sguardo e si riconoscono, entrambi con la pelle scura e quegli occhi azzurri che chissà da dove saltano fuori.

Stamattina c’ero anche io all’alba, e li ho visti sorridersi mentre si incrociavano, legati dal perenne cammino da una parte all’altra della frontiera, tra le reti di filo spinato e i fucili dei poliziotti ben fermi. Sembrava quasi volessero fermasi a bere un caffè su quella terra di nessuno, per chiedersi se a casa stavano tutti bene, se i figli stessero studiando abbastanza se le mogli rompessero le scatole come al solito. Si sono solo sorrisi, e poi ognuno per la sua strada.

I posti di frontiera noi Europei li abbiamo dimenticati da tanto, ma quando li vedo mi ricordo di quanto sia fragile e confuso e labile questa strana divisione che abbiamo fatto del mondo.

Ricordi di viaggio – Marocco capitolo uno due tre quattro cinque

Troppi capitoli dovrei scrivere sul Marocco. Ci sono stata talmente tante volte, con persone diverse, e viaggi diversi. Con 2 lire e poi con un sacco di soldi, con mamma, con papà, con gli amici, che ormai non riesco più a distinguere con chi ero e dove e in quale posto. Quello che so di certo è che continuerò a tornare, sempre e comunque.

Partirò dalle cose facili.

MARRAKECH

Il primo impatto è stato nel 1999, era già una meta turistica, ma era ancora una “città del Marocco”. Mia madre decise di portarci lì per pasqua. E siccome ci sono ritornata tante volte e di recente 4 mesi fa, posso dirvi senza ombra di dubbio che la città è tutto un altro posto da quello che ho visto tanti anni fa. La buona notizia è che, anche adesso, che non è più quella di prima, ha acquistato una nuova e bellissima atmosfera. 1999 – niente riad ristrutturati, niente movida notturna, niente cibo internazionale, niente asfalto. Jamaa el Fna, la piazza centrale, la prima volta che l’ho vista…è stato amore a prima vista. Era il tramonto, e c’era un misto di polvere, fumo dei braceri accesi e spezie che ti stordiva. Continua a leggere “Ricordi di viaggio – Marocco capitolo uno due tre quattro cinque”

Ricordi di Viaggio – Vietnam

Negli ultimi giorni la tecnologia si sta rivoltando contro di me.

Capita ciclicamente, e adesso, oltre all’amato BB di cui vi parlavo tempo fa. Anche il mio Mac inizia a fare le bizze.

Il tutto mi costringe a fare ordine e salvare tutto quello che ho scritto – e mai pubblicato – per paura di perdermi tutto.

Tra le tante cose, ho ritrovato un discreto archivio fotografico di viaggi. Perché prima che i nani arrivassero e con minor frequenza anche quando i nani sono arrivati, le mie uniche vere spese EXTRA sono sempre state per andarmene a Zonzo, tant’è che spesso mi si rinfaccia di essere sempre in vacanza, cosa che non è assolutamente realistica.

Così, per i prossimi mesi, cercherò di ripercorrere qualcuno dei posti visti, ma non essendo né costante né metodica lo farò senza alcuna indicazione di “ristoranti alberghi bar”, ma riportando solo con quello che resta dei bei ricordi, sperando che il “mondo” nel frattempo non abbia rovinato tutto. Magari vi viene qualche idea per l’estate 🙂

Quindi partiamo… VIETNAM.

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Scherzi? a Ny ti portanto TUTTO a casa

Ebbene sì, io sono tra quelle poche persone che la grande mela, la soffrono.
Confesso, mea culpa, mea culpa.
Mi cospargo il capo di ceneri e mi pento.
Ma io la soffro, non la capisco, eppure, giuro, ci sono stata più volte.
Anche non in vacanza, anche per periodi più prolungati.
A me tutto quel cemento, mi soffoca, tutta sta smania per  “almeno una volta all’anno ci devo andare, per vedere quali sono le novità” mi supera.
Sarò provinciale…quanto mi piace il mio provincialismo…

Ed eccomi qui, intenta a sostenere per la milionesima volta la stessa conversazione.
E ad ascoltare la mammasuperbionda superfica supermagra di turno, che sì, a breve andrà a NY.
Perché come fai tu (io) a non andarci almeno una volta all’anno.
E’ la vera e unica vacanza.
E poi quanto mi diverto a NY, e poi lì è tutto facile è tutto bello.

Pò esse.
Ma siccome so che io non avrò mai ragione, glisso. Ammicco, sorridofalsamentetuttoattacatoapposta.

E lei prosegue nella sua prosopopea.
E poi dai ti pare che non fai un bel giro a Brooklyn Heights?
E perché lo shopping a Woodbury Common (che lo sa solo lei come cazzo l’ha pronunciato).
Poi vedo sempre Ele, e Giulio che mi portano in giro e poi ti pare che non vai a farti un ape da Cipraini? Li ci sono tutti.

E io in silenzio ammicco e dentro di me le solite frasi prendono forma.

E poi arriva la frase clou, perchè quella arriva sempre.
E poi sai, a NY ti portano TUTTO a casa.

Scalpito mi agito, sorrido e scappo e penso:

Qui è dove faccio la spesa:
La Spesa che Non pesa
Fattoria del circeo
Qui è dove compro i detersivi
Qui è dove chiedo le medicine
E questa è la mia lavanderia

E mi portano tutto a casa, a Roma.
E se vado qui incontro sicuro Ele e Giulio che vengono a Roma perché….ti pare che almeno una volta l’anno non torni a casa dove si sta molto meglio?

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Chi di BlackBerry ferisce… di amiche di viaggi e di drammi tecnologici

Ho da settimane almeno tre bozze di post diversi che non riesco a finire, con film da consigliarvi e nuovi libri e ristoranti, tutte cose che andrebbero affinate o quanto meno tutte cose per cui dovrei fare un minimo di selezione, ma non ce la faccio. Al momento la condizione è quella dell’abbrutimento totale da lavoro e figli.

Negli ultimi 5 giorni ho macinato talmente tanti km e usato un così alto numero di improperi che quasi potrei iniziare a vergognarmi. Io miss parolaccia vivente penso che  forse è il caso di tenere a freno la lingua.

Unite a questo tutta una serie di eventi che si sono concatenati l’un l’altro e il risultato è palesemente questo. IMG_20150213_182828 E non è un caso che sia sfuocata… vi dà la dimensione di quanto sia tremolante la mia mano.

Ma partiamo dal principio:

Il Blackberry è morto. Un minuto di silenzio per questo specie di dramma che affligge noi poveri addicted a un telefono che fa tanto vecchio. Ma niente, e ripeto niente, può sostituire la tastiera di un BB prima generazione. Il classic. Niente schermo touch, niente app, niente fotocamera da un milione di pixel. Niente. Solo lui lì, rassicurante. Con le mail che arrivano prima a lui che al computer, senza mai un ritardo. Senza nessun correttore automatico. Con pochi amici ma buoni su BBM. Perché WAPP non  lo usi quasi mai… I tasti belli ciccioni che è difficile sbagliare a digitare. Continua a leggere “Chi di BlackBerry ferisce… di amiche di viaggi e di drammi tecnologici”

Cacace la spia.

Non ho una grande simpatia per gli “accompagnatori” in terra straniera.

A me piace andarmene in giro come dove è quando mi pare.
Ma questa volta costretti dal paese ci è toccato sottostare alla regola del driver.
Che poi chiamarli così, tacci loro, é a dir poco un complimento.
Questo é senza ombra di dubbio il posto dove guidano peggio di tutta la terra.
Ma sto divagando…

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Sri Lanka – terzo giorno

Il terzo giorno diventa il primo vero giorno. Ogni volta che vengo da questa parte del mondo mi rendo conto di quanto le prime 48 ore siano un enorme buco nero nella mia testa.

Il viaggio, le ore in aereo, le attese, gli scali, servono terapeuticamente a darmi il senso della distanza, dell’allontanamento. Dello stacco.
E poi scendi in questo clima e in questi colori che niente hanno a che vedere con la parola casa.
La stanchezza, l’umidità, il senso di estasi per la vacanza appena iniziata. Il tempo scorre e finalmente invece di correre rallenta. E la vacanza dopo due giorni lascia il posto al viaggio.

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