Le brutte foto.

Ho una cartella foto sul telefono che si chiama EDAI dove metto gli amici. Quando mi scrivono cose carine, quando mandano gli auguri di natale, quando facciamo videochiamate, faccio screenshot.

Ce l’ho da un pò e quando mi girano i coglioni la scorro. Sono foto orribili nella maggior parte dei casi, tanto da farmi sorridere. Servono foto brutte a questo mondo. A tutti noi, servono foto brutte dove sei costretto a immaginare quel attimo di felicità che c’è dietro il doppio mento, l’occhio socchiuso il capello arruffato. E servono le foto brutte che ricordano anche il brutto del mondo.

Servono al mondo le foto sfuocate, con la grana grossa grossa.

Non per un chè di nostalgico, ma per ricominciare a esercitare la mente alla realtà del brutto. Sono fermamente convinta che questa mania di estetica, di bellezza, di ordine, di servizi di piatti giusti e belli, e case ordinate, con letti rifatti e foto instagrammabili. Sono certa alla fine che Instagram stesso stia lì solo per darci l’illusione che questo mondo stia meglio, stia evolvendo, sia più bello.

Nella pia illusione che se i nostri feed sono puliti e ordinati, se le foto dei figli, degli amici, delle serate a ballare, sono belle. E’ bella anche la nostra vita. E è bello anche il mondo.

Ho un amica lontana , che qualcuno dichiara anche matta, che su instagram non pubblica il bello, ma il vero. Quando scorro il suo profilo, ho una sorta di imbarazzo, un sudore freddo. Mi vergogno, delle mie foto di vacanze e visi patinati.

Abbiamo un gran bisogno di foto brutte. Per esercitarci dinuovo a vivere e a vedere la realtà.

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