Mi immagino sul pianerottolo di casa, seduta sulle scale, con le buste della spesa mezze rotte una a destra e una sinistra. Le mani tra i capelli, accucciata e nessuno che passa. Finalmenete posso piangere, di rabbia, di fatica, di sfogo, di pancia.
Così mi immagino, invece sono dentro casa e devo sorridere mentre per la milionesima volta dalla nascita dei figli , tutti i programmi, tutta l’organizzazione, tutte le cose fatte, sono andate a puttane.
Che poi dopo un pò ci dovresti aver fatto l’abitudine, in fondo ormai sono passati anni dalla prima volta.
IO invece ogni volta che si spappola tutto nei due minuti che il termometro ci mette a misurare la febbre, ogni volta, vorrei imprecare in aramaico.
Così di nuovo, è giugno, e ancora una volta uno dei nani è malato abbastanza da fottersi e fotterci una 40ina di giorni. Ovviamente sono i 40 giorni in cui non hai nessuno che ti aiuta a casa, sono i 40 giorni in cui è finita la scuola, in cui avevi pagato il centro estivo extra, in cui avevi cene, aperitivi, compleanni.
Reggi il colpo, dinuovo e trovi qualcun’altro che ti aiuti con 2 bambini malati in casa e l’ufficio che chiama… riorganizzi, incastri, corri, cucini, conti le ore tra un antibiotico e l’altro, al telefono cerchi medici, uno, due tre. Lavori.
Lo fanno tutte le ALTRE madri pensi, ma francamente che cazzo di conforto è.
Aperta parentesi. Mia madre, come tutte le madri, quando chiedevo di fare qualcosa come gli ALTRI mi diceva: “se gli altri si buttano dal ponte ti butti anche tu?” e io rispondevo sempre “no”. Quindi col passare degli anni, gli ALTRI/ALTRE sono diventati un entità totalmente inutile. A me che anche le ALTRE siano qui ad arrancare come me, non me ne frega un emerita mazza. Della serie, se soffrono gli altri perché dovrei soffrire anche io? Ecco l’altra faccia della medaglia di un’educazione “differente”. Chiusa parentesi.
E poi c’è il fattore ansia che ti ammazza, le notti in cui non dormi.
Avanti, nuova giornata, nuova organizzazione, altro giro altra corsa. Le montagne russe di Gardaland al mio umore di questi giorni, gli fanno un baffo.
Stacco, come in una squallida commedia americana dove alla fine del secondo atto sembra tutto perduto, la botta finale.
Resti sola.
Con una telefonata secca anche l’ultimo aiuto ti abbandona, “me spiace seniora viola”. Porca eva. Minuti di panico totale. E ora?
Atto terzo: Dio si muove a pietà, e fa squillare il tuo cellulare.
Dall’altra parte della cornetta c’è Mary Poppins, che chiamava per sapere se state tutti bene, che era un pò che non ci sentiva… vorresti scoppiare a piangere al di là della cornetta ma ti trattieni. Mary Poppins, dopo aver ascoltato il tuo edulcorato racconto e la tua camuffata disperazione ti comunica che ha 3 settimane libere e può venire a aiutarti, dalla mattina successiva (9 ore dopo in pratica).
Attacchi, ti siedi, respiri, fumi 6 sigarette, impugni il cellulare e scrivi un WAPP alla tua amica:
“Dio Esiste , domani arriva Mary Poppins a casa per 3 settimane”
“Amica mia, non può andare sempre tutto storto… è statistica”
Dio esiste, ed è solo … statistica.
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