Lavorare ai cambiamenti.

O cambiare lavorando , il lavoro che cambia, o le persone con cui lavori che cambiano, o il lavoro che fai che cambia, o il lavoro che ti impone di cambiare il modo in cui fai le cose al lavoro. Che detta così questa frase sembra non aver senso, invece un senso ce l’ha.

Ed è sempre unico e univoco. Passiamo il 70% del nostro tempo con persone che non abbiamo scelto, ma che abbiamo trovato; e non ci sono tacchi 12, trucchi, o orientamenti politici, o stili di vita o taglie di reggiseno, o età o esperienze che possano fermare questa incredibile cosa per cui ad un certo punto, a un certo punto tu alle persone con cui hai lavorato per tanto tempo gli vuoi bene.

E poi succede che una mattina così, senza preavviso ancora una volta, senza che il mondo si fermi, loro se ne vanno. Se ne vanno come se ne sono andate altre volte altre persone dal lavoro. A volte anzi, sei stata tu ad andartene, con la schiera dritta convinta di aver ragione.

A volte te ne sei andata anche sbattendo la porta, a volte te ne sei andata per principio, a volte per amore, a volte perché c’era una nuova opportunità per te.

Io faccio parte di quella generazione che di lavori ne ha fatti mille, che ne ha cambiati tanti, e che sul lavoro ha trovato anche tra le sue amiche migliori, di quelle che non potrei immaginare la mia vita senza.

Ma tutte le volte che mi levano un pezzetto di quel mondo, tutte le volte che così in una mattina di niente il mondo cambia, tutte le volte mi viene da pensare alle parole non dette che i muri di un ufficio contengono.

Ci sono persone che ti vedono arrivare stanca, o triste , o sconsolata e basta solo un caffè… non sono le tue confidenti, non sono le persone con cui esci la sera, ma sono le persone con cui passi più tempo in assoluto, quelle che non possono scendere a confidenze troppo azzardate, ma che in un verso o nell’altro sono il tuo airbag quotidiano. E per questo meritano il tuo affetto.

E’ successo ancora una volta e ancora una volta oggi sento che un pezzetto di storia si chiude. Sarà un capitolo nostalgico da raccontare tra qualche anno, di quel giorno che un pezzo di storia se ne è andato per altre vie.

Di quel giorno che ancora una volta i mondo diversi e lontani di persone tanto diverse da me mi sono stati strappati così, senza chiedere il permesso, senza bussare. Eppure ci avevo fatto l’abitudine a quei mondi diversi e distanti che mi insegnavano la pazienza, la calma, il rispetto e perché no anche un po’ di sana autocritica.

Così oggi ho fatto finta che non fosse un saluto, anche se un saluto era lo stesso.Non so lavorare ai Cambiamenti, vorrei in questo mondo che va veloce che qualcosa, almeno qualcosa restasse fermo, o almeno andasse piano.

Mi piace la campagna dove il tempo scorre lento e tutto sembra sempre uguale. Mi piacciono i cipressi che anche se c’è vento forte ondeggiano poco e non si agitano come gli altri alberi.  A me piacciono i capitoli che si chiudono. Le frasi brevi. I PUNTI.  Mi piacciono le strade vuote e le persone silenziose.

Così amiche mie, buona vita, per tutto.

Che vedere, ci vedremo lo stesso, ma sappiamo bene che non sarà più lo stesso.

A me fantozzi mi pettina le Barbie

Potrei andare in ordine sparso a elencare cose di minima importanza che poi messe insieme un po’ fanno ridere un po’ però fanno anche piangere.

Tipo – lavorare per settimane su un progetto trascurando tutto il resto e tutti quanti… e poi il progetto si frantuma su una frase tipo “beh però dai così è troppo AVANTI”

Tipo – Comprare una cosa nuova e usarla una volta, vedere che funziona e buttare lo scontrino, e subito dopo vederla che si frantuma nelle mani di uno dei nani, o tra le fauci del cane.

Tipo- accorgersi che tuo figlio è ATTILA FLAGGELLO DI DIO e sta devastando la casa (che non è tua e quindi dovrai ripagare tutto). Continua a leggere “A me fantozzi mi pettina le Barbie”

Di partenza, di ritorni e di empatia.

10 mesi fa, dopo un lungo periodo di lavoro solitario qualcuno dal profondo Nord aveva spedito una Napoletana a cui di Napoletano è rimasto solo l’accento a occupare la scrivania davanti a me. La faccenda, pur essendo io tendenzialmente allergica ai rapporti umani, mi aveva sensibilmente rallegrato la routine lavorativa.

Il fatto di avere qualcuno con cui comunicare una volta alzati gli occhi dal computer non era male. E francamente mi ero serenamente abituata a questa presenza. Non ho il dono dell’empatia. Mentre l’empatia è senza ombra di dubbio la qualità principale della Napoletana. Chiunque abbia bisogno di Parlare, parla con Lei che, sono sicura mentre ti sta chiedendo come stai ti spruzza il siero della verità e tu così, sei costretto a vuotare il sacco e a spifferare la rava e la fava. Continua a leggere “Di partenza, di ritorni e di empatia.”

La vita oggi, così com’è.

Ieri ho affrontato un classico lunedì di Roma Milano Roma. 6 ore di treno per pochi attimi di riunioni. Senza senso, ma che devi fare, così è la vita oggi.

Il clima sia atmosferico che mentale non era certo dei migliori, la cronaca internazionale del fine settimana (leggi Parigi) ha avuto su di me, come credo per molti altri, un effetto catalessi. Sono rimasta come immobile, inerme davanti a tutto questo. Continua a leggere “La vita oggi, così com’è.”

Femminismo 3.0 capitolo secondo – #nonsolavoraregratis

#iononlavorogratisTra la lista dei gattini e il nuovo test “a che star somigli”, è notizia di ieri che a partire da questa settimana le donne che lavorano, lavorano gratis.

In pratica, a parità di ruolo e lavoro come ormai è noto gli uomini guadagnano 16,3% in più per ora lavorata rispetto alle donne. Questo fa sì che noi sceme lavoriamo gratuitamente 59 giorni all’anno.

E più mi sforzo di capire il senso di tutto questo, più mi rendo conto che sì il maschio schiavista che ti fa il colloquio chiedendoti come prima cosa se hai figli (e se non gli rispondi ti caccia) è uno stronzo; ma mai stronzo quanto noi donne, che siamo responsabili tanto quanto il lupo cattivo di tutto ciò.

Mai stronzo quanto chi dice sempre e comunque di sì, compreso lavoro extra e scarica barili che arrivano quasi sempre da colleghi maschi che “hanno il calcetto” il giovedì.

Mai stronzo quanto noi che magari saltiamo come pazze da una parte all’altra pur di non perderci nessun pezzo e poi inesorabilmente rimaniamo fuori dalla riunione dei grandi capi.

Mai stronzo quanto noi che sappiamo gestire la vita di bambini mariti parenti e colleghi, ma non siamo capaci di dare un senso a tutta questa fatica, troppo prese a dimagrire o a truccarci tra uno schiaffone lavorativo e l’altro.

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Kit base di sopravvivenza all’ultima settimana di lavoro

Screenshot_2015-08-03-16-22-46Che oggi sia Agosto 2015 e non 1960 non fa niente, in Italia fa caldo, da sempre, quest’anno anche di più di sempre e per una questione fisiologica a Agosto la gente va in vacanza.

Ok, ok, ci andrà anche meno di prima e anzi le città sono incredibilmente migliorate negli ultimi 20 anni. Roba che se capitavi a Roma a Agosto 20 anni fa… avevi paura a girare per strada.

Ma il punto non cambia; chi sta in città a Agosto, avrà anche i ristoranti aperti… ma in ufficio, in tutti gli uffici, ogni mattina è come stare sul set di The Day After Tomorrow.

In realtà questo fenomeno di spopolamento inizia a fine luglio e ha il suo culmine più ampio la prima settimana di Agosto.

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Di equilibrismi falliti e Oroscopi sbagliati

Bene, oggi in data 10 giugno 2015 dichiaro ufficialmente fallito il mio tentativo di equilibrismo madre/donna/lavoratrice/fidanzata/amica/collega.

Semplicemente detta alla romana “nun se pò fa” o almeno io non ci sono riuscita. Mi sono lentamente persa un pezzo alla volta e alla fine stamattina, mentre correvo assonnata da una parte all’altra ho realizzato che:

i miei figli per quanto io mi sforzi di non dimenticarli/ignorarli soffrono entrambe di “stress da abbandono” che si palesa in una costante e perenne lagna litania lamentela in mia presenza (solo mia eh) Continua a leggere “Di equilibrismi falliti e Oroscopi sbagliati”

Criceti di tutto il mondo: fermatevi!

cricetiParliamoci chiaro, e parlo proprio a voi che state leggendo: qualunque idiozia anglofona abbiate inserito nel curriculum per definire il vostro ruolo lavorativo, la vera e unica verità è che siete, e sempre sarete, inesorabilmente, CRICETI!

Social Media Manager – Corri corri corri come un criceto tra copia e incolla su 15 profili  differenti,  con ordini impartiti dall’alto

Web content manager – corri criceto corri,  dietro le follie di chi paga la tua azienda

Project leader- corri corri, facendo finta di fare il capo di una serie di rotture di coglioni

Marketing and proposal specialist – criceto

Executive sales and Communication manager – criceto Continua a leggere “Criceti di tutto il mondo: fermatevi!”

Napoli Milano Roma – dietrologia di trasloco ordinario

I luoghi comuni mi piacciono, mi sono sempre piaciuti. Perché dietro ad ognuno di essi c’è sempre una storia molto grande e molto complicata da capire e afferrare. Il nord e il sud della nostra penisola si prestano graficamente storicamente e spesso realmente a facili interpretazioni. Perché incasellare il tutto ci rende sereni, statici. Incasellare concetti, persone, luoghi, attività, mantiene lo status quo. E questo è il paese dell’immobilità della staticità. Il paese dove nulla cambia e tutto resta immutato.

Da qualche giorno ho una nuova compagna di stanza in ufficio. E’ venuta a Roma , volontariamente, da Milano. Adesso ogni milanese starà pensando che questa povera ragazza abbia subito un trauma o un lutto tremendo per compiere il gesto estremo di andare al sud. A Roma. Ma voglio tranquillizzarvi, amici Milanesi. Dopo parecchi giorni è ancora viva.

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Chi di BlackBerry ferisce… di amiche di viaggi e di drammi tecnologici

Ho da settimane almeno tre bozze di post diversi che non riesco a finire, con film da consigliarvi e nuovi libri e ristoranti, tutte cose che andrebbero affinate o quanto meno tutte cose per cui dovrei fare un minimo di selezione, ma non ce la faccio. Al momento la condizione è quella dell’abbrutimento totale da lavoro e figli.

Negli ultimi 5 giorni ho macinato talmente tanti km e usato un così alto numero di improperi che quasi potrei iniziare a vergognarmi. Io miss parolaccia vivente penso che  forse è il caso di tenere a freno la lingua.

Unite a questo tutta una serie di eventi che si sono concatenati l’un l’altro e il risultato è palesemente questo. IMG_20150213_182828 E non è un caso che sia sfuocata… vi dà la dimensione di quanto sia tremolante la mia mano.

Ma partiamo dal principio:

Il Blackberry è morto. Un minuto di silenzio per questo specie di dramma che affligge noi poveri addicted a un telefono che fa tanto vecchio. Ma niente, e ripeto niente, può sostituire la tastiera di un BB prima generazione. Il classic. Niente schermo touch, niente app, niente fotocamera da un milione di pixel. Niente. Solo lui lì, rassicurante. Con le mail che arrivano prima a lui che al computer, senza mai un ritardo. Senza nessun correttore automatico. Con pochi amici ma buoni su BBM. Perché WAPP non  lo usi quasi mai… I tasti belli ciccioni che è difficile sbagliare a digitare. Continua a leggere “Chi di BlackBerry ferisce… di amiche di viaggi e di drammi tecnologici”