“E quando li cattura una definizione…”

…il mondo è pronto a una nuova generazione” cit.Lorenzo

Ho la cartella delle bozze piena di roba che non riesco a pubblicare, la leggo e mi pare banale. Mi chiedo sempre prima di cliccare su PUBBLICA, se davvero ha senso CONdividere. Le rileggo – senza attenzione ai refusi lo so – ma le rileggo in modo maniacale, le cose che scrivo.

La cartella bozze piena di roba che non pubblico, cose banali, noiose, al limite del ridicolo. Ed è in giornate come questa che mi chiedo se non sia il caso di schiacciare semplicemente su invio e buttare tutto fuori, qui sull’Internet.

A volte mi perdono la noia e la banalità, soprattutto quando sfoglio riviste patinate di giornalisti/e serie che se ne escono ancora con cose tipo: LA “NUOVA GENERAZIONE E IL RAPPORTO CON I BOOMER”.

Ne avevo 16 di anni la prima volta che lessi su IO Donna un stronzata del genere.

Mi chiedo: davvero nel 2021 è necessario pubblicare la merda nelle bozze dei giornalisti? No, perché non posso credere che un direttore abbia esplicitamente chiesto a un giornalista di fare un pezzo generazionale.

Pensare davvero di poter scrivere qualcosa sui “giovani” mi pare una barzelletta. Lo sentite quanto suona male anche solo leggerla questa frase. Lo pensavo a 16 anni quando scrivevano “su di me” lo penso ora a 40. Questa insulsa tendenza a dimenticare, e liquidare chi sta vivendo quello che tu hai già vissuto è una cosa che mi manda fuori di testa. Io oggi di 16 – 20 enni ne frequento molto pochi, e le rare volte che succede, la sento la distanza che c’è. C’è un modo che ci separa e quel mondo non è colmabile, non è incasellabile, non è comunicante. Siamo noi che guardiamo loro, loro a noi non ci vedono proprio. E’ come fossimo tutti invisibili.

Ed è giusto così.

Perché questa distanza generazionale andrebbe coltivata, la lontananza tra generazioni è un mondo di cose non dette, non condivise. Era un mondo fatto di regole non dette, quando ero io nella casella Pischella, regole che mi sono servite nella vita molto più di tante cose ripetute fino alla nausea. La distanza permette a loro – quelli nuovi – di scegliere la strada, e non per merito nostro, ma per demerito di chi da quella casella lì è già passato, e ha la pretesa di sapere come si sta.

Non è così. Loro sono lì adesso, ed è un mondo tutto diverso, così loro non capiscono i tuoi racconti perché il panorama è completamente cambiato. Immaginate la stessa sensazione che avete quando siete tornati in un posto dopo tanti anni. Il posto è lo stesso, la spiaggia non si è mica mossa. E anche il baretto è sempre lì. Ma non è più lo stesso. Non bisognerebbe mai tornare nei luoghi dove si è stati felici. Ti deluderanno inevitabilmente.

Stamattina leggendo l’articolo, ho pensato che ai giornalista e agli editori che tirano fuori dal cilindro delle bozze il pezzo generazionale andrebbe fatto un corso di – butta la bozza. Ve lo tengo io. Gratis.

Supponevo, stupidamente, che la mia di generazione avrebbe avuto almeno la lungimiranza di non farlo neanche il tentativo di compredere. Invece Generazione MZXY , boomer contro Millenial, caselle, definizioni, usi e costumi dei popoli della notte. Come nel libro di storia. Mentre leggevo ho avuto quasi l’istinto di sottolineare e ripetere ad alta voce…

Possiamo fare un patto? Accettiamo serenamente che NO non parliamo la stessa lingua che i loro 16-20 anni non sono i nostri. Che possiamo guardarli ma non possiamo capirli, non possiamo comunicare. Possiamo vivere di silenzi. Mentre loro pensano che siamo dei coglioni e noi pensiamo che non capiscono un cazzo.

E che a un certo punto sta cosa di scriverci sopra… la possiamo pure relegare agli storici quando scriveranno.

Era il 1992 io cantavo Tempo, di Jovanotti…. e quando li cattura una definizione, il mondo è pronto a una nuova generazione.

PUNTO.

Di bianco vestita

I miei coetanei si sposano, si sposano a raffica. Cadono come mosche, anche i più indefessi, anche quelli che ci avresti messo la mano sul fuoco che non avrebbero ceduto.

Sono sommersa da foto bucoliche, bianche, blu, verdi.
Di auto d’epoca, di vestiti estivi.
La gente si sposa ancora. Ci crede ancora, magari qualcuno lo fa perché dopo mille anni di “fidanzamento” era arrivato il momento.
Oppure per i figli, o per far smettere lei di parlarne.
O per fare una festa (che se mai fosse sarebbe il mio motivo quindi lo ritengo super valido).
Fatto sta che anche quest’anno, la gente si sposta.
E tralasciando per una volta la facile ironia sull’argomento, posso dirmi incredibilmente sorpresa della faccenda.
Una generazione, la mia, dove chi non ha i genitori divorziati, chi non ha famiglie doppie o triple, chi non riceve tripli regali di natale e compleanno in una perenne (meravigliosa) lotta alla conquista dei “figli non tuoi”. Una generazione in perenne lotta (dichiarata o meno) con la moglie del padre e il marito della madre (non mentite nessuno li ama, al massimo, li si sopporta)
Insomma chi ha mamma e papà e nonna e nessuno di acquisito, diciamocelo, è un una mosca rara.
E nonostante questo, nonostante evidenti e perenni fallimenti davanti agli occhi, i trentenni si sposano.
In un atto di fede (senza dubbio) e coraggio (o incoscienza) decidono volontariamente, di andare al patibolo. E mi sorprendo anche io, nel 2013, a commentare il “vestito della sposa” la riuscita o meno dell’evento.
A voler vedere i due ignari esseri umani che escono dalla chiesa, che tagliano la torta, che ballano, e sorridono, bellissimi e per grazia divina mai sudati nonostante la stagione, ma scomposti, nonostante i barili di alcol, mai stanchi nonostante le 20 ore in piedi.
Non mi resta che ricordare che non c’è matrimonio senza:
una testimone cozza/mal vestita/siliconata – le spose le mettono lì per far sì che loro risultino ancora più belle, sono sicura.
un testimone molesto/fuori luogo/single – messo senza dubbio lì a testimoniare cosa si sta abbandonando, ma nel disperato tentativo di mantenere una via di fuga dopo il misfatto.
una nonna/zia sorda, con un filo perle, con un vago senso di cosa stia succedendo.
l’amica della sposa che piange come se fosse a un funerale
l’amico che fa il discorso in onore di se stesso, nella speranza di un rimorchio per la serata
Anche questo lunedì FB mi aggiorna sui matrimoni del we.
Lei meravigliosa pettinatura anni ’20 sembra aver azzeccato tutto.
E sorride, felice, di bianco vestita. 
Incredibile.
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