Lettera aperta al Cliente

Caro Cliente,
sono da qualche giorno rientrata in ufficio e noto con rammarico che nulla durante la mia assenza è cambiato. Lo so, sarebbe stato utopico, ma di stelle cadenti la notte di San Lorenzo ne ho viste tante e questo era uno dei miei desideri.
Caro Cliente ti scrivo per dirti che ormai non ti capisco proprio più.
Quando ci siamo conosciuti erano altri tempi, il mondo girava in modo diverso, e sì, c’era molto più fiducia nel futuro.
E’ vero quelli erano altri tempi, ma era 8/9 anni fa, non 20.
Lo so un sacco ti persone ti hanno preso in giro, ti hanno chiesto molti più soldi del necessario per fare il tuo spot, il tuo annuncio, il tuo piano media.
E’ vero avevi tanti soldi e quindi non dovevi stare così attento.
E’ solo che vorrei tanto dirti che stai sbagliando molto di più ora di quando spendevi troppo.
Non perché spendi poco, ma perché spendi male, malissimo.

Lo sappiamo tutti e due come vanno le cose.
Lo so che sei costretto a sottostare a direttive europee, lo so.
Ma ti giuro, in buona fede, ti stai scavando la fossa da solo.
Stai pagando la tua famosissima agenzia creativa il meno possibile, e siccome la paghi poco, lei mente, spudoratamente, sulle risorse che ti ha messo a disposizione.
Non c’è nessuna coppia creativa senior dedicata, non c’è nessun account dedicato, ne una squadra di persone che pensa per te.
Ci sono ragazzi in stage, sottopagati, che per stare dietro ai mille clienti che hanno, scopiazzano a destra e sinistra.
E peggio ancora, per stare nei tempi sempre più stretti che imponi, ti rifilino presentazioni e proposte fatte da altri, potrei quasi dire che ci cambiano solo il logo.
Caro cliente, il tuo centro media non è da meno. In un mondo che evolve, che cambia, la tua pianificazione è sempre la stessa.
E tu puoi tagliare dove vuoi, puoi cambiare il formato che vuoi, ma lì dall’altra parte del telefono, c’è una persone stanca e annoiata che ripete sistematicamente lo stesso lavoro.
Lo so, sono accordi internazionali, e quelli devi rispettare.
Ma sei proprio sicuro che non ci sia alternativa?
Perché davvero, te lo posso garantire, sparsi e ormai mimetizzati dalla mediocrità ci sono persone incredibili. Che hanno fatto la storia del nostro mestiere. Persone che ormai si nascondono per paura di essere scoperti.
Nessuno vuole far sapere di essere capace, di avere delle idee brillanti, di saper fare ancora questo lavoro. Nascosti e mimetizzati sotto le vesti di sforna layout, sforna testi, neanche fossero pizzerie al taglio, ci sono uomini e donne, che un tempo facevano con il sorriso tardi in ufficio.
E ci sono giovani e giovanissimi brillanti, che avrebbero bisogno solo che qualcuno gli insegni, che li aiuti a sviluppare quelle incredibili idee hanno, per essere in nuovi talenti del domani.

Nascosti, dicevo, ci sono uomini e donne che sapevano fare questo lavoro.
A volte la riuscita era brillante, a volte solo buona, ma in ogni caso c’era la passione, la felicità, la consapevolezza di avere un lavoro “privilegiato”.

Caro cliente, queste persone ci sono ancora, si nascondono, ma ci sono ancora.
Sono persone che adesso quando si incontrano parlano di famiglia, di vacanze, per non parlare della mediocrità che li circonda.

Eppure caro cliente, siamo Italiani porca miseria.
Siamo un popolo che di creatività, di inventiva, ne ha più di chiunque altro.
Siamo un popolo che anche solo per la sopravvivenza quotidiana fa meravigliosi e mirabolanti miracoli creativi.

E allora, davvero pensi di non volerci dare più la possibilità di stupirti?
Di divertirti?
Di lavorare sodo e con passione?
Davvero pensi che un nome, per quanto altisonante valga tutto questo piattume?

Caro cliente, ci sono fotografi, copy, art, planner, web designer, programmatori, ci sono pensatori, ci sono – scusa il termine – dei cazzeggiatori bravissimi, che si incontrano lontano dai luoghi grigi in cui sono stati costretti a rintanarsi e rifugiarsi per andare avanti, e tutte queste persone al bar, fanno scintille.

Tu non li vedi, perché li hai sparpagliati in giro, perché li hai separati.
Perché senza volerlo, gli hai tarpato le ali.

Hai tolto soldi, a loro, e a te stesso. Non solo, gli hai fornito interlocutori mediocri, poco preparati, spesso saccenti, intenti a coltivare il proprio orticello e mantenere il loro piccolo piccolo potere.
E loro se ne sono andati, si sono separati e sparpagliati per nascondersi nel mucchio, per non venire umiliati ancora.

Caro cliente, se esisti ancora, se credi ancora che una cosa fatta bene sia migliore di 3 fatte mediocremente, ti dò il numero di tutte queste persone. Mettile insieme, ancora una volta.
Pagale il giusto, per una volta.
Avrai tutto da loro: professionalità, educazione. Vedrai incredibilmente persone che non sbagliano congiuntivi, che non si perdono in questioni futili. Avrai il meglio. E sono certa che tutto questo ti tornerà indietro.

Caro Cliente, lo so che è un periodo orribile, ma se ti circondi di persone inutili, lo sarà ancora di più.
Caro Cliente, se esisti ancora, mettile alla prova queste persone, una volta sola, e sono sicura che vedrai ciò che io con commozione ogni tanto vedo in quel famoso bar dove si incontrano. Intelligenza, spirito di innovazione, e volte perché no, genialità.

Con affetto
V.

Compleanni, regali, e Kirsty Hull

I regali di compleanno sono una grande piaga della società moderna.
E lo dico con grande serietà.
Stasera cena, di compleanno, che poi, spiegamelo un pò, che cavolo c’è da festeggiare?
Se mi dici che vuoi compagnia per consolarti e ricevere regali per dimenticare.
Ok ci sto vengo a cena.
Sempre a cena, l’altra sera, in un giardino, si diceva come incredibilmente tanta gente non abbia senso dell’umorismo. Anzi no scusate, dicevamo come un sacco di gente non capisca l’ironia.
Che poi le due cose sono abbastanza collegate tra loro.

L’ironia se andate sul vocabolario, o si wiki, come vi pare, ha varie accezioni, ma in sintesi è una figura retorica abbastanza comune.
Io mi rendo conto che capire un tono ironico “scritto” sia meno immediato.
La mimica e l’intonazione aiutano in tal senso.
Ma, dio santo, lettori…non ci vuole proprio una mente brillante per cogliere note ironiche in un discorso di plauso al razzismo, o alla guerra no?

Sto divangando, insomma, i regali di compleanno.

Che se uno avesse un pò di ironia stasera potrei regalare queste federe qui.

Ma sarò magnanima e vista la data fatidica, lascio perdere.
Ecco ci sono poi casi in cui bisognerebbe avere una dose di autoironia decisamente sopra la media.
E allora capisco che federe come queste sono un pò più difficili da vendere.

L’ironia però, lasciatemi dire, è quella cosa meravigliosa che fa sì che uno come Kirsty Hull, prenda una cosa vecchia e pomposa come le sedie in velluto, e qualcosa di familiare e coccoloso come le coperte ricamate e tiri fuori qualcosa di così fantastico.

Emma e Rachel imbattibili.

L’ironia è quel qualcosa che se potessi, io un divanetto così a casa, me lo metterei di corsa.

Se non subite la crisi e volete sapere dove comprare il tutto, check my Pinterest.

Navigando a vista

Quando Lui si rompe un unghia e chiede assistenza come se stesse per subire l’amputazione del dito incriminato, ma questa è un vecchio, veritiero e banalissimo cliché del sesso maschile.
Quando il nano è pieno di piaghe manco lo avessi picchiato con frustino, e nessuno sa perché.

E qui un meritatissimo e personalissimo sfogo contro la categoria dei medici, tutti.
Perché sì a volte è anche bello fare di tutta l’erba un fascio.
Il punto è: se non sai che pesci prendere dimmelo.
Dimmelo mica mi arrabbio, ce l’ho un quoziente abbastanza alto da capire che la tua non è una scienza esatta, che un neonato non parla quindi vai un pò a casaccio.
No perché se tu te ne stai lì e rimuginare facendo finta di sapere quello che fai…io ti becco.
Io per lavoro vendo fumo! Io vendo il ghiaccio alle esquimesi cocco!
Quindi è inutile che appena fatta la spesa per 20 giorni…mi dici di cambiare tutta l’alimentazione, di buttare tutti i detersivi, di lavare e stirare il cane, di metterlo o non metterlo al sole, di controllare se lo pizzica qualcosa, di cambiare il latte, di ricomprare tutti i vestiti, di pensare ai miei malanni da piccola.
Dimmi: “Non lo so che è. Tocca che andiamo per tentativi”
Ma soprattutto dimmelo dandomi del lei, come faccio io, che non lo faccio per deferenza caro dottore, lo faccio perché chi cacchio ti conosce e perché manteniamo le distanze.
E aggiungo, smettila di riempirti la bocca con paroloni tecnici per farti bello tanto poi devi fare comunque la fatica di spiegarmi. Aiutati che Dio ti aiuta.
Parola di lupetto che non è uno sfogo da madre isterica, è proprio la categoria che mi dà ai nervi.

Navigando a vista mentre il capo ti dice che la situazione è pesantissima e che c’è una crisi pazzesca.
Ma va? Incredibile non se ne era accorto nessuno.
Navigando a vista quando vai ad uno spettacolo di beneficenza – e solo di beneficenza poteva essere una cosa così – e scopri che a Roma certi posti come L’Archetto restano buoni ed economici come quando avevi 15 anni. Love it 🙂

E navigando a vista come sempre si inciampa anche in cose meravigliosamente inutili come queste.

C’è in varie versioni e vari classici si tratta di stikers fatti da Oakdene Designs more info e prodotti cliccando qui.

E poi navigate a vista e fate un giro sul sito che li ospita, piccoli designer e dettagli al limite del kitsch.
Impossibile non comprare qualcosa.
http://www.notonthehighstreet.com/

Elogio dello shopping/shipping on line

“Signora…”
“Sì?”
“C’è un pacco per lei!”
“uuuuuu graziiiieee!”

Oggi pacchetto piccolo.

Perché dietro tutte le noiose azioni di marketing e tutte le strategie dello shopping on line c’è una sola e grande verità.
Se compri on line torni un pò bambino.
Prima di tutto: lo shipping è variabile e non puoi mai sapere che giorno arriverà l’amato oggetto.
Così improvvisamente, una giornata andata storta ti regala quei meravigliosi attimi di infanzia.
L’effetto sorpresa, prima di tutto.
E poi tutto ciò che viene spedito, è impacchettato.
Poco importa che l’involucro sia marrone e acciaccato.
E’ una scatola, da scartare, come un regalo.
Non avrà carte colorate, non avrà nastri, ma fa sempre un bellissimo rumore, e con tutto quello scotch… ci vuole un’eternità per aprirlo. Così ci si accanisce sul pacchetto che fa anche un pò da antistress e da paliativo.
E poi apri, finalmente, e la maggior parte delle volte è più bello di come lo immaginavi.
E certo, sta lì la bellezza, perchè puoi anche averlo visto in foto, ma non l’hai mai visto dal vero, mica l’hai provato, toccato, maneggiato, qualunque cosa essa sia.
L’hai solo vista lì, dietro lo schermo.

Gli ippopotami dal vivo sono tutta un’altra cosa…per dire.

E mentre apri il pacchetto, nessuno ti chiede la carta di credito, nessuno ti elenca le sue qualità ne ti dice con voce stridula che è proprio una cosa perfetta per te.
Idiota! aka insulto alla commessa che ti chiede con insistenza se può aiutarti.

Tu sei lì con il tuo pacco e potrai provare che ne so, il vestito, lontano da luci al neon bianche messe lì apposta per evidenziare ogni centimetro di cellulite.
E le scarpe che avevi visto perfette per quel paio di pantaloni? Le provi proprio con quelli.

Niente misure da prendere per i mobili, ce li metti, vedi come ci stanno, se non ti piacciono li rimandi indietro.

E poi non c’è che dire quello che trovi in più nelle scatole! Biglietti di ringraziamento scritti a mano, moduli meravigliosi per il refund.

Ma la vera grande meraviglia è che in tutto questo turbinio di emozioni, tra carte cartine, prove davanti allo specchio o spostamenti di mobili vari… quanto hai pagato, non te lo ricordi più.

E allora l’unica cosa che ti chiedi è: chissà se ce l’hanno ancora anche in verde?

PS:
A proposito di sorprese ecco un’idea meravigliosa.
In attesa che inizino a farlo anche in Italia.
Se gli rompete le scatole anche voi forse si decidono.
Clicca Qui