Giorni di sole e di memorie

20170303_170031Se immagino una giornata triste o malinconica, plagiata dal luogo comune, dai film e dagli stereotipi, nei giorni tristi, nei giorni maliconici, inesorabilmente, per me, piove.

Che immagine stupida.

E’ in giornate come quella di oggi dove qui al sud splende un sole primaverile, fa quasi caldo e c’è un cielo blu che più blu non si può, che la vita mi schiaffeggia con una vagonata di sorrisi e lacrime.

Sono i visi di amiche di infanzia che si fanno improvvisamente adulte, e piangono disperate, quando invece nella mia mente le uniche lacrime versate da loro erano quelle di un ginocchio sbucciato, di una lite tra sorelle, di un capriccio in giardino in una casa al pianoterra in centro città. Sono quei visi cresciuti che ti inchiodano in un angolo a doverti fermare per dire: santo cielo dove sono finiti quei giorni?

La memoria è infingarda e quando meno te l’aspetti apre un casetto che non sapevi esistesse. Un casetto fatto di caldo, di sole e di una casa in campagna proprio fuori Roma  Una casa dal nome buffo, di quelli che non si possono dimenticare. E il ricordo va a un momento specifico. 7 bambini intorno a una piscina vuota, piena di foglie. E due cani maremmani enormi a farci da guardia, e una mamma con una parlata un po’ veloce, data dal suo sangue spagnolo. Una giornata di sole e di niente. E noi lì seduti a non far niente, in attesa di far merenda.

Erano giorni felici, e questo paese, L’Italia, era un bel posto dove vivere (ma questo noi nani non potevamo saperlo) ma io lo so ora. Era una bella città Roma dove crescere. Santo cielo dove sono finiti quei giorni?

E quei visi oggi adulti, che non fanno più parte della mia vita da così tanti anni, dove sono andati. E sono queste giornate di abbracci intensi e profondi, che valgono più di mille foto viste dal telefono, e più di mille notizie avute da altre parti.

Sono quei pochi minuti in cui ti sembra ancora di avere 10 anni, per un istante, a far contorcere il tuo stomaco e accettare piangendo, che è passata una vita, che mille volte avresti dovuto semplicemente chiamare, senza aspettare che 30 anni, 30 anni porca miseria, scivolassero via così.

E’ in una giornata di sole e cielo blu, di venerdì, che ho gli occhi lucidi pensando a quanto sia cambiata la vita in questi 30 anni. Noi, quelli che restano nella stessa città, immobili, i superstiti che non se ne sono andati, noi che abbiamo l’impressione che nulla cambi, che tutto resti uguale in questa città eterna che sembra rendere eterni anche noi, eternamente giovani, eternamente uguali a noi stessi.

Invece improvvisamente tutto torna indietro veloce, e mentre molti per scelta o per necessità se ne sono andati, qui, è cambiato tutto. E i ricordi, la memoria, oggi mi costringono a guardare quante cose sono state fatte, quante cose sono cambiate.

Gli amici di infanzia , così li chiamano, sono uno specchio reale e allo stesso tempo cattivo. Sono quelli che perdi più facilmente , e sono quelli a cui sei legato da qualcosa che non potrai avere mai più, a qualcosa che spesso non sai, o non vuoi ricordare. Sono loro, quando li abbracci forte, come quando eravate bambini, che ti piegano le ginocchia; e non sei più donna, non sei più mamma, non c’è più schermo o ruolo da recitare, sei solo tu, fragile e indifesa, con un sorriso e il cuore grande.

Gli amici di infanzia quando li vedi soffrire è come se soffrissi tu, perché non vorresti mai che la vita ferisca nessuno di quei 7 bambini, seduti a non far niente intorno alla piscina vuota. Perché è quella l’unica cosa che riesci a vedere. Una bambina che piange, in questa vita ingiusta, imprevedibile.

Nei giorni tristi dovrebbe piovere davvero sempre, così non ci si sentirebbe così ridicoli a piangere quando fuori sembra estate.

 

 

Fenomenologia della “botta di culo”

Ci sono momenti della vita in cui te ne stavi semplicemente camminando in piano e senza capire come e quando, il passo successivo si è trasformato in una caduta verticale verso l’ignoto.

Fraaaammm , e lo stomaco ti sale fino in gola.

I primi metri di caduta sono quelli in cui ti dimeni come se stessi cercando di battere il record mondiale di salto in lungo. Le braccia e  le gambe che si movo forsennatamente ed a rallenty, tutto insieme.

Fraaaaammmm , e piano piano la caduta si stabilizza, l’accelerazione rallenta e la velocità si fa costante. E’ la fase in cui ti abitui all’idea che stai per cambiare rotta, che la tua vita sta per cambiare direzione, un pò bruscamente, forse per scuoterti dal torpore, o forse semplicemente perché a volte le cose vanno così, e non puoi controllare tutto. Continua a leggere “Fenomenologia della “botta di culo””

Chi di BlackBerry ferisce… di amiche di viaggi e di drammi tecnologici

Ho da settimane almeno tre bozze di post diversi che non riesco a finire, con film da consigliarvi e nuovi libri e ristoranti, tutte cose che andrebbero affinate o quanto meno tutte cose per cui dovrei fare un minimo di selezione, ma non ce la faccio. Al momento la condizione è quella dell’abbrutimento totale da lavoro e figli.

Negli ultimi 5 giorni ho macinato talmente tanti km e usato un così alto numero di improperi che quasi potrei iniziare a vergognarmi. Io miss parolaccia vivente penso che  forse è il caso di tenere a freno la lingua.

Unite a questo tutta una serie di eventi che si sono concatenati l’un l’altro e il risultato è palesemente questo. IMG_20150213_182828 E non è un caso che sia sfuocata… vi dà la dimensione di quanto sia tremolante la mia mano.

Ma partiamo dal principio:

Il Blackberry è morto. Un minuto di silenzio per questo specie di dramma che affligge noi poveri addicted a un telefono che fa tanto vecchio. Ma niente, e ripeto niente, può sostituire la tastiera di un BB prima generazione. Il classic. Niente schermo touch, niente app, niente fotocamera da un milione di pixel. Niente. Solo lui lì, rassicurante. Con le mail che arrivano prima a lui che al computer, senza mai un ritardo. Senza nessun correttore automatico. Con pochi amici ma buoni su BBM. Perché WAPP non  lo usi quasi mai… I tasti belli ciccioni che è difficile sbagliare a digitare. Continua a leggere “Chi di BlackBerry ferisce… di amiche di viaggi e di drammi tecnologici”

Risiko da ufficio e persone speciali

Chi lavora nelle grandi Aziende lo sa.  Son tempi duri, quelli di questa crisi, tempi in cui arrivi la mattina e senza preavviso alcuno, il tuo compagno di stanza è stato improvvisamente sostituito da un appendiabiti nuovo, o nel peggiore dei casi, da un nuovo/vecchio compagno di stanza.

MA se c’è qualcosa che tutti noi NON più giovani, mezze calzette, ultime ruote del carro delle grandi aziende stiamo vivendo ogni giorno è la dura Lotta del Risiko Aziendale.

Le regole sono le stesse del gioco da tavola, nessun amico, tutti contro tutti, e invadere la Kamchatka è sempre molto richioso.

Questo ovviamente per chi è seduto al tavolo da gioco. Io no ovviamente. Io come la maggior parte delle teste sono il povero #carrarmatino sballottato da una parte all’altra del globo.

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Ieri, Oggi, Domani

Ieri giornata di nascite, oggi sole e caldo, ma di alzarmi dal letto proprio non mi andava.
E in questo giorno universalmente odiato dal novanta per cento delle donne per la totale inutilità della faccenda e stupidità del significato.
Giornata di venditori abusivi di mimose, di colleghi idioti e sconosciuti che ti fanno gli auguri non si sa perché, l’unica cosa che vale la pena ricordare sono le amiche.
Quelle di passaggio nella tua città per 48 ore, che magari non vedi da 2 anni ma che sai hanno bisogno di un sorriso in questo periodo.
Allora glielo mandi, virtuale, per dir loro che anche a miglia di distanza, le pensi.
Quelle incastrate in frullatore lavorativo, che non sanno neanche più qual’è il giorno e qual’è la notte, che pubblicano foto dagli oscar e ti tirano fuori una canzone dimenticata, di tempi lontani, di una vita fa.
Quelle che ti mandano le catene di Sant’Antonio, che le vorresti strozzare, ma sai che era solo per dirti che ti vogliono bene, e allora non rispondi, ma le perdoni subito.
Quelle che non sanno proprio di cosa tu stia parlando quando borbotti sui bambini, e quelle che invece ti salvano la vacanza con un colpo di genio.
Oggi in questa giornata di venditori abusivi di mimose, al prossimo augurio credo manderò a quel paese il malcapitato, e in ogni grugnito della giornata si nasconderà un sorriso per le amiche di una vita.
Quelle che vorrei fossero qui con me, quelle che qui con me non ci verrebbero neanche morte, quelle che aspettano una proposta importante, quelle che cercano casa, quelle che hanno dato buca.
Il nano al terzo augurio ha pensato fosse il mio compleanno e mi ha fatto gli auguri, ho detto sì. 
Preferisco invecchiare prima che cercare di spiegargli l’idiozia della giornata.
Davanti a me, montagne di neve, sole e un appuntamento all’una e mezza.
Aspetto solo quello, del resto, chissene frega.

Il titolo decidetelo voi

Perché io, non ho proprio la capacità di sintesi oggi.
Ma, partendo dal principio, inizierei col dire che, nonostante le 2 settimane di silenzio stampa, sono ancora viva. Lo so che ve lo stavate chiedendo 🙂

Proseguirei col dire che, come già citato più volte, ROMA MILANO IN TRENO in giornata, non se pò fa, e parafrasando il claim di Trenitalia…Metropolitana d’Italia un ca**o.
E non è perché io sto male, è che 7 ore di treno più tutto il giorno di lavoro e riunioni e parole parole parole, sono una cosa insostenibile.
Un signore di quelli che è super mega capo, mega manager, mega tutto (non mio) quando gli ho detto che andavo aMilano in riunione, mi ha detto, ahhhh ma allora l’azienda è ancora abbastanza sana, hanno ancora tempo inutile da perdere e soldi da buttare.
Non sapevo se ridere o piangere.

Va beh, ma passiamo alle note dolenti, cioè alle cose serie.
Quanti amici potete dire di avere?
Amici, quelli dei detti, quelli che si contano sulle dita di una mano?
Perché a me, iniziano ad avanzare parecchie dita.

Ora la domanda che mi faccio eh? Ma sono io che sono strana, che sono fatta male? O è che le cose tipo: l’educazione, il rispetto, chiedere scusa se e quando si ha torto, o quanto meno confrontarsi se non si è d’accordo su qualcosa invece di darsela a gambe levate, sono cose passate di moda?
Non lo so, in fondo io oggi sono quella seduta in ufficio con una mise da gelataio anni ’80, il nano ha come giocattoli preferiti una vecchia papera di legno con braccetto e un monopattino – con il quale devo dire sfreccia a velocità incontenibili che stanno minacciando la mia stessa sopravvivenza a causa delle continue rincorse lungo i marciapiedi di Roma.
Quindi insomma, forse sono io che sono fatta male, che ancora mi indigno per LE “INUTILI” QUESTIONI DI PRINCIPIO.

Forse per quieto vivere dovrei rassegnarmi anche io che lì fuori sono tutti “conoscenti” assolutamente superiori a me e lasciarli sfogare nella loro boria e forse anche giustificata, non lo so, sensazione di onnipotenza.

E poi a chiudere, una nota, sempre frutto dell’inutile pensiero di una gelataia anni ’80:
Elezioni del sindaco, ognuno vota quel che vuole, sarà quel che sarà, ma una cosa la devo dire… “Amici miei” generalizzando, va bene la crisi, va bene la mancanza di prospettive, ma l’orribile insulsa disgustosa corsa al posto per una sedia in municipio, potevate risparmiarvela, o forse no.

C’era una volta un signore molto famoso nel campo dell’equitazione, salto ostacoli per l’esattezza.
Urlava sempre quando sbagliavi, ti dava dell’incapace, si arrabbiava, diceva che gli inetti in questo paese non trovano posto e chiudeva sempre con un’ insulto molto sofisticato.
All’ennesimo sbaglio, toltoti il quadrupede da sotto il sedere ti invitava a male parole a lasciare il campo e “darti all’ippica”.

Bei tempi quando l’inetto cavaliere aveva la possibilità di scommettere soldi sugli inetti fantini…. adesso non c’è rimasto neanche quello.

One week

Quante cose si imparano in una settimana?
Potrei tranquillamente dire che questi sette giorni sono passati come l’acqua sotto i ponti (di Roma nello specifico), senza nessun accenno a qual si voglia mutamento.
Invece se mi fermo un attimo mi rendo conto che, non è vero.
E’ successa una cosa assolutamente degna di nota (sempre in termini relativistici).
La mia lista, la mia lista del lunedì, la mia sempre eterna e sempre lunga lista del lunedì… è stata spuntata tutta.
Per chi non riuscisse a comprende l’importanza e la “drammaticità” di questo evento.
Vi prego leggete qui.
Insomma, è venerdì, e io sono seduta alla mia scrivania, senza poter trascrivere la lista delle cose NON fatte sulla pagina del lunedì. Pazzesco. E drammatico. Devo essermi completamente rincoglionita.
Sono diventata una desperate housewive in tutto e per tutto.


La teoria della casalinga disperata è indissolubilmente confermata da fatti ancora più gravi:

  • Sono andata in palestra con regolarità
  • Ho fatto la ceretta.
  • Ho finito tutto il lavoro della settimana anche in ufficio. Cazzo.

In poche parole, sono completamente alla frutta.
Se non fosse per il fatto che anche oggi indosso mutande della nonna prese alla cieca, calzino da uomo (il SUO) che mi fa da parigina e che ha lo “spazio” del tallone a metà caviglia e occhiaia di ordinanza, mi sarei già buttata dalla finestra consapevole di aver raggiunto il massimo della tristezza nella sua essenza più “romana”:
bionda, mamma, con figlio, lavoratrice, prefettamente vestita e truccata, super informata, super perfettamente rompicoglioni.

Invece grazie a dio la mutanda de pora nonna mi salva da questo destino misero e nefasto.
Ma per quanto ancora? Boh.

Nel frattempo mi sono accorta anche che:

  • Mi piace un sacco andare al Sorpasso ma più per l’aperitivo/magmanoselanacosetta cit, che per cena.
  • Il libro “A volte ritorno” di John Niven è la mia nuova lettura a caso preferita*.
  • C’è una nuova app per servizio di autista (autistalpostodeltaxi) che non solo è fica perché ti localizza e ti dice qual’è l’autista più vicino, ma costa poco poco più di un normale taxi e si chiama Uber per info cliccate qui.
E poi a chiudere… un fenomeno che ogni anno si ripete immancabile con l’arrivo della bella stagione.
Le giornate si allungano, i golf più spessi e pesanti vengono accatastati nell’angolo più remoto dell’armadio di tutti noi, insieme a cappelli e sciarpe di lana, e inesorabilmente senza speranza che tutto ciò cambi…arrivano anche le partecipazioni di nozze.
Ma perché? Perché la gente ci tiene così tanto a sposarsi proprio quando tu vorresti andare al mare?
Ma il matrimonio a ottobre vi fa schifo? o a Marzo, insomma in un mese morto.
A ottobre non succede mai niente, ci starebbe bene una bella festa no? Anche un we fuori se vi sposate a Canicattì…saremmo tutti contenti, di riempire uno di questi periodi…e non mi venite a dire che il matrimonio d’estate è più bello…
No d’estate si suda, fa caldo, è faticoso.
In primavera invece siamo bianchi pallidi ma costretti a scoprirci, magari anche flaccidi,
E a settembre, a settembre è inutile che ci provate, anche se fate finta che è ancora estate…al 90% piove…e passerete la giornata con l’ansia che inizi a piovere.
No eh…va beh, c’ho provato.

* Dicesi “lettura a caso” quella pratica che prevede la lettura casuale di spezzoni di un libro già letto (preferibilmente 2 volte). La pratica è più popolare per libri di non ampissima foliazione e che abbiano una trama semplice ma molte chiavi di lettura.

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Mercoledì – cena con le amiche

Terzo giorno di vacanza.
La casa verte in una meravigliosa condizione di delirio.
E’ tutto dove non deve essere, vestiti in cucina, piatti in bagno e posa ceneri stracolmi ovunque.
“Uno troiaio!” direbbe la mi nonna.
Fantastico…neanche avessi 14 anni e i genitori partiti in vacanza mi avessero lasciato da sola.
Mangiamo a qualsiasi ora, e soprattutto, facciamo un gran rumore.
Rumore con le pentole, tv a cannone, lancio di scarpe.

Quindi ieri, mercoledì, cena con le amiche.
Prima nota positiva: le tue amiche ti dicono che sei bella…la verità è che sei semplicemente, pulita (doccia di mezz’ora – e niente nano che ti sbava all’ultimo), truccata – altri 30 minuti, e hai Scelto – con la S maiuscola – che cacchio metterti.

Seconda nota positiva: c’ho le amiche gnocche…di quelle che la gente si ferma per strada. Ognuna a modo suo, ma in effetti è piacevole fare da spettatore. Io non perché sia particolarmente cozza, ma semplicemente per una questione fisionomica, sono irrimorchiabile.
Che vi devo dire, saranno i colori chiari, sarà che c’ho la faccia antipatica ma a me, così, a cacio, non me s’è mai rimorchiato nessuno.
E’ che come diceva un amico anni fa:
“Tu c’hai un visore al led sulla fronte che dice : se ti avvicini ti ammazzo”
Sarà…
Comunque, le amiche gnocche (inteso anche come solari, sorridenti, gentili e poi ovviamente fisicamente gnocche) fanno sì che i camerieri siano molto gentili e molto pazienti quando ci metti 30 minuti secchi ad ordinare.
Ad ordinare gli antipasti…
E in qualche modo hai anche la certezza che nessuno ti sputerà nel piatto.

Terza nota positiva:
Il ristorante.
Divertente.
Lanificio a via di Pietralata aperto da novembre.
Arredato bene, e abbiamo mangiato e bevuto “non male”.
Qualche piatto era decisamente meglio, qualche altro non troppo originale.
Ma abbiamo riso, commentato ogni portata, manco fossimo le critiche del gambero rosso.

Tra le cose che ho mangiato, ecco cosa prenderei di nuovo:

I crudi di pesce sono buonissimi.
Il gazpacho.
Il filetto di tonno con pistacchi

Il filetto di vitello con contorno di melanzane unte e fritte e buonissime.

Come dolci:
Tiramisù di fragole con cantucci e la mattonella (vedi sotto)

Se solo avessero scelto un servizio di posate un pò meno alternativo…