Lettera di Compleanno N 15. ZENO 11.

Le 7 di mattina di mattina in una pensione greca sono l’inizio del tuo tanto atteso compleanno. 

Siamo in alto, il mare si vede in lontananza.

Apri gli occhi. Un enorme sorriso esplode sulla tua faccia, ti cantiamo tanti auguri, sarà la prima di lunga serie durante la giornata; tua sorella accanto nel letto, tuo fratello piccolo in mezzo papà ed io in piedi.

Stretti tutti in una minuscola stanza d’albergo.

Ci aspetta una giornata di visite e viaggio. Meta finale un tuffo in piscina con vista mare.

Siamo in giro da qualche giorno, se possibile quest’anno andiamo ancora più lenti.

Rallentiamo, papà ed io, di anno in anno, quasi scientemente, il ritmo delle vacanze. Nella pia illusione che prendere la strada più lunga dilati il tempo a nostra disposizione.

Macchina, traghetto, macchina, traghetto per raggiungere una Grecia che oggi sarebbe accessibile in poco più di due ore.

Ci abbiamo messo 4 giorni questa volta.

La scelta della pensione fuori dal tempo viene ricompensata da una lauta colazione, fatta di torte appena sfornate, di pane, di marmellate in barattoli di vetro, fuori norma Asl sicuramente. Di frutta tagliata da prendere con le mani, di cose antigeniche. Lontane dal covid.

Siamo a tavola e sorridi, ripeti ossessivamente che oggi è il tuo compleanno e noi stiamo alle tue decisioni. Fa quasi fresco in questa estate rovente e L’oracolo di Delphi ci aspetta per darci speriamo, una speranza nel futuro. 

In cima arriviamo secondi, dopo una famiglia spagnola, siamo al terzo o quarto tanti auguri, tra le proteste perenni del nano più giovane depredato, per oggi, del monopolio della parola e dell’attenzione di tutti. 

L’oracolo non si è pronunciato.

Gita culturale finita, ci trascini per gli orridi negozi di souvenir alla ricerca del tuo regalo. Tentenni pure tu tra quelle brutture e alla fine ti arrendi all’evidenza che nulla può essere comprato. Sarai ricompensato pochi metri più in là da felpa maglietta e camicia scovati per caso. This is Sparta recitano… anche se siamo a Delphi, ma che importa?

Di nuovo colazione su una terrazza vista mondo, tra chiacchere e sorrisi, e un ennesimo giro di tanti auguri. Ad ogni tappa cantiamo, mentre le proteste dal basso per questa bizzarra impresa aumentano.

Di nuovo in macchina, su un passo di montagna, e con tuo sommo entusiasmo passiamo per una nota località sciistica greca, con nolo sci, negozi di attrezzattura rigorosamente vista mare.

Scendiamo dal passo e cantiamo, ancora. 

Ci attende un traghetto dei primi anni 60 rosso fuoco che ci riporta sulla stessa isola. 

E’ così lento che viene quasi da ridere. Fissiamo il mare, alla ricerca di delfini che sia io che tu sappiamo già non vedremo. 

Parliamo; della scuola nuova che verrà, delle tue incertezze adulte, e penso a questi 11 anni. Che segnano un tempo veloce ma lento. 

Dicono gli esperti che i figli ti ascoltano o meglio ancora, ti sentono, solo fino ai 12 anni. Poi la vita se li porta via. Il corpo è ancora con te genitore per qualche tempo, ma è solo il corpo e la necessità basica di avere un tetto sulla testa e di mangiare un pasto.

Se gli esperti hanno ragione mi sono rimasti 12 mesi di te. E mentre scrivo oggi, fisso il blu davanti a noi e penso che la vita è andata esattamente al contrario di quello che avevo pianificato. Per fortuna. 

Così eccoci qui: tanti auguri lenti lenti Zeno. Che questo blu e questo Meltemi ti restino addosso nell’anno a venire. Che questa ultima semplice e serena estate d’infanzia ti resti dentro e sia l’appiglio migliore a stare ben radicato nella tempesta di cambiamento che ti aspetta. 

E per un’ultima volta, Tanti Auguri a te, Tanti Auguri a te, Tanti Auguri a Zeno… Tanti Auguri a te.

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