Oggi sono di carta e penna per cause di forza maggiore.
Ieri, io, mani di burro, ho lanciato il telefono di piatto sul sanpietro Romano e si sà , il sanpietrino non perdona. Così dalle ore 20.30 di ieri sono fuori dal tubo. Attimi di smarrimento, ma giusto attimi e poi una sensazione di … e va beh pazienza ci penso domani.
Domani è oggi e del mio telefono restano poche cose da salvare aihmè. Giusto foto e rubrica perché ovviamente è TUTTO nel telefono. Backup recente, non pervenuto. Tempo stimato di ripristino delle funzioni digitali , dalle 2 alle 3 settimane. E sono qui con un vecchio PC (direi 8 anni/9 anni) da cui accedo all’esenziale: Mail, banca, dropbox.
Così mentre lavoro come si lavorava 10 anni fa, faccio l’elenco delle cose che vorrei fare.
Corso di panificazione selvaggia; che io sta’ cosa del lievito ancora non me la spiego. Dura 3 ore direi che posso affrontarlo in sostituzione dell’ora di cazzeggio sui social, sommata alla mezz’ora di lettura dei gruppi waap quotidiani, più le 2 ore di polemiche sulla chat di scuola.
Viaggio a cavallo lungo il tratturo del Molise. Sì lo sò non ha un cacchio di esotico, ma si fa , sono i vecchi sentieri della trasumanza e non potendo programmare nell’immediato futuro un viaggio in Montana, stufa di rimandare, ho scoperto che anche il tratturo del Molise può avere il suo fascino. AAA cercasi compagna di viaggio che il marito non ama l’equino.
Selezionare, stampare, e incollare le foto del 2021. Lo faccio tutti gli anni. È un buon esercizio di gratitudine nei confronti della vita. Scegliere, ordinare e poi incollare le foto una ad una è un processo che ti impone di tenere ogni attimo vissuto tra le mani per almeno 30 secondi. E se quel momento è su foto ci sono ampie possibilità che sia uno di quelli belli, per cui dire grazie. Ci sediamo vicini io e lui, a fare questo esercizio ogni anno, lui ordina io incollo, anche perché la mia memoria da pesce rosso non metterebbe in fila neanche gli eventi della scorsa settimana.
Ci sono stati anni in cui abbiamo riepito così tanti fogli, da dover incollare le foto vicinissime, quasi sovrapposte, per non doverne scartare troppe. E invece anni in cui le pagine usate dell’album erano davvero poche. Gli anni con poche pagine, una volta incollati tutti i pezzi si chiudono con un rituale quasi catartico. Io di solito sfoglio le pagine e ho la faccia contrita, quasi delusa, magari sospiro, Lui appoggia la sua mano sulla mia e mi dice: ” dove ti porto quest’anno?” È una domanda che racchiude così tante promesse, così tanto impegno, così tanta pazienza, che ogni volta che accade, cancella la fatica e la delusione. C’è in quella frase un senso di aspettativa e promessa che implica non solo una garanzia di nuove avventure ma anche una consapevolezza unanime che è andata male, motivo per cui ci impegneremo entrambe a fare meglio. Di nuovo. Insieme.
Tutti dovrebbero stampare i loro grazie e tenerli tra le mani almeno una volta l’anno.