Io rallento, tu rallenti, loro non rallentano

A volte succede che il tempo si fermi, per uno spavento, come due sere fa quando nano 2 è rimasto illeso per miracolo, è vivo perché c’era del ghiaino per terra. Se no era finito sotto una macchina, per sbaglio, di notte dove non era chiara la linea di confine tra marciapiede e strada.

Ci sono delle frenate brusche, improvvise, che ti lasciano quel senso di stordimento e spesso qualche livido adosso.

A volte succede che il tempo rallenti, come quando un mese e mezzo fa ho smesso di andare in ufficio tutti i giorni. A distanza di settimane mi sveglio con il senso di colpa, perché gli altri corrono, io non più. Non so gestirlo questo nuovo tempo lento, questo tempo per me. Mi sembra di sprecarlo quasi sempre, e di non usarlo, o che avrei dovunto comunque usarlo per produrre. Ma quel che faccio ora ha altri tempi, altri ritmi, che a me sembrano lenti, ma che forse non lo sono poi così tanto.

Così io rallento, e insieme a me mi sembra abbiano rallentato anche i nani, è una frenata lunga, progressiva, per cercare di trovare il nuovo ritmo. Una frenata piena di forse, di fallimenti da metabolizzare, di ripartenze non volute, ma in ogni caso da gestire.

E poi, fuori contesto, vai a sapere perché, come fossero ancora adolescenti, persone che parlano a vanvera del mio tempo, delle mie scelte, così per il gusto di dire qualcosa. I moralizzatori li chiama la mia amica B.

Così mentre io rallento, e metabolizzo il fallimento e trovo un nuovo ritmo, mi dò una pacca da sola sulla spalla e mi ripeto tipo mantra ” Pensa in modo sbagliato, se vuoi, ma in ogni caso pensa con la tua testa.”

Che in fondo guardando indietro è quello che ho fatto tutto la vita.

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