Domenica rientravo felicemente in Italia da un week end con Lui, l’umore era ottimo così come la mia predisposizione positiva per il prossimo (evento più unico che raro).
Ed ecco in breve cosa è successo in sole 4 ore:
Arrivo all’areporto in perfetto orario e l’unico volo in ritardo , su una cinquantina segnati e una ventinaina di compagnie aeree era il mio ALITALIA. Come ti sbagli. In fondo quando eropiccola mio padre mi interrogava, come fossero tabelline, sui buffi significati delle compagnie aeree (8/9 anni):
- Scandinavian airlines – such a bed experience never again
- Tap – Take a Parachute
- Quantas -Quick And Nasty Terrible Australian Service
- China Airlines – Choose Another
ALITALIA – Always Late In Takeoff Always Late In Arrival
Il ritardo con il passare dei minuti aumenta esponelzialmente, della serie, come sempre ci prendono per il culo dichiarando metà del reale ritardo.
Quando finalmente inizia l’imbarco, le hostess Alitalia imbarcano contemporaneamente i passeggeri business class e economy class che erano (strano) ordinatamente separati in file distinte. Conseguenza la naturale incazzatura di chi ha pagato praticamante il doppio il biglietto per essere trattato un pò meglio.
Una volta a bordo hostess e stuard si sono ben guardati dal facilitare le operazioni di imbarco, che ne so aiutando passeggeri anziani o famiglie con bambini e nella migliore della tradizioni si sono limitati a guardarsi le unghie intralciando il corridoio centrale ciancicando un incomprensibile “buonasera” rigorosamente in italiano.
Iniziano i soliti annunci di sicurezza e nessuno osa per nessun motivo scusarsi per il ritardo, passano parecchi altri minuti e altri intoppi ritardano il volo, ancora nessuna scusa. Ci penserà il capitano, velocemente, 30 secondi prima del decollo a pronunciare la fatidica parola con un classico “ci scusiamo per il ritardo dovuto all’arrivo non in orario del areomobile dal precedente volo” (prendersi la colpa mai).
Nel frattempo frotte di famiglie con bambini urlanti se ne sbattono altamente dei decibel prodotti dalla loro prole, non un shhhh esce dalla loro bocca… non uno scusate ai passeggeri infastiditi per i calci sul sedile. Bambini autorizzati a fare quel che vogliono che saranno i futuri adutli piloti e hostess e stuart che se ne sbattono di chiedere scusa per il ritardo del volo che pilotano.
Atterriamo a Roma e ho un barlume di speranza, ci danno un finger, sono seduta abbastanza avanti da uscire velocemente, ma vengo travolta fisicamente ed emotivamente da una coppia di fidanzati che da metà aereo calpestano tutti i passeggeri prima di solo per infilarsi per primi davanti alla posrta ancora chiusa dell’aereo e scendere per primi.
Siamo fuori in fila per i taxi una povera malcapitata cerca un taxi che possa pagare con carta di credito, ci metterà almeno 15 minuti.
Salgo sulla solita maledetta Multipla FIAT ennesimo esempio della Italia triste… Non chiedo pagamento con la carta perché potrei aspettare anche io altri 20 minuti per trovare qualcuno che lo voglia fare (non è che non ce l’hanno, è che non lo vogliono usare).
Il tassista parte, dopo 300 metri mi accorgo che non ha accesso il tassametro, in romano e con fare scocciato gli chiedo se per caso hanno attivato una nuova tariffa fissa per casa mia (no non esiste e lo so e la domanda era retorica in modo che accendesse il tassamentro). Mi risposnde scocciato che no, ma “quanto voi che paga le di solito…48 euro 50?” e si limita a proseguire la corsa… e io a segnare la sigla del taxi per segnalare la corsa in nero.
Ed è in quel preciso momento che ho pensato e da tempo penso che no, l’Italia è un paese che non ce la può fare e non ce la farà mai.
E quel breve periodo di Italia felice e dolce vita e benessere e felicità che ci raccontano nei libri di storia o le generazioni precedenti, quel periodo lì, è stata solo una gran botta di culo (senza alcun merito per chi l’ha vissuto).
Una botta di culo che non tornerà mai più.