Stanotte, mi aggiravo per casa, buio pesto, contando i passi, (non ho ancora una dimestichezza perfetta con la nuova casa) per non sbattere su porte e mobili. Andata da nano 1 per controllargli la febbre, tappa successiva cucina per bere dell’acqua, ritorno fino al mio letto schivando nano 2 e LUI che dormiva a 4 di bastoni.
E quando salva, senza aver svegliato, né spaventato nessuno (nessuno dovrebbe incontrarmi che giro gobba per casa con i capelli dritti in testa, occhi chiusi – sì li tengo chiusi convinta che se non li apro è come se non fossi sveglia – e un’improbabile camicia da notte).
Dicevo quando mi sono sentita salva dalla mia parte del letto, m’è venuto da ridere pensando che in fondo la vita è tutta una questione di strisciare in silenzio, come un Marine.
E’ da quando ho memoria che lo faccio. Da piccolissima, nel silenzio di una casa con un corridoio eterno, mi piazzavo dietro lo stipite della porta del salottino dove i miei guardavano la televisione. A noi (me e mia sorella) ci mandavo a dormire con le galline (8.30) anche se speravamo sempre di poter vedere un po’ di televisione in più. Così dopo le 9 quando i miei avevano mangiato e si piazzavano davanti alla televisione, nascoste dietro lo stipite, accucciate e respirando più piano possibile c’eravamo anche noi.
Strisciavamo appunto fuori dalla camera e dopo aver controllato che la cena fosse finita (bastava guardare dalla serratura della cucina) facevamo il giro inverso del corridoio di casa (la casa aveva una pianta quasi circolare) e arrivavamo alla mitica porta blu. Quello era il momento più pericoloso, aperta quella porta (regolarmente chiusa) c’era un enorme ingresso senza possibilità di nascondersi e/o di fuga in caso di incontri.
Con una maestria da far invidia a Lupin riuscivamo a NON farla cigolare e ad arrivare al mitico stipite. Da lì in con una diagonale verso sinistra si vedeva la tv. E quando stavamo per morir di sonno strisciavamo di nuovo in camera. Devo dire che eravamo anche abbastanza brave, perché non ho ricordi di essere stata beccata sul fatto.
Passano gli anni, e le tecniche da Marine si affinano sempre di più. Imparo a calarmi dalle finestre della casa al mare per scappare agli orari restrittivi dei miei (se erano le 8.30 a 6 anni, a 15 siamo passati a un ridicolo 11.30; voi capite che con orari così era impossibile avere una vita sociale). Negli anni migliori sono anche riuscita a tornare a casa a Roma in tempo mettermi a letto aspettare che andassero a dormire e uscire di nuovo all’una di notte e rientrare prima che si svegliassero per far colazione.
Tutto sempre al buio. Tutto senza respirare, senza fare un rumore. Senza far cigolare le porte. Quella di camera mia la oliavo con il CRC che compravo regolarmente al ferramenta, nascondevo la bomboletta nella vecchia casa dei minipony che avevo ancora in camera.
Ancora adesso se chiudo gli occhi posso fare la strada al buio della vecchia casa. Porta – tirare forte verso di me e poi far scender la maniglia Due passi girare a sinistra, tre passi destra, 9 passi, porta blu – spingi e e abbassa la maniglia – 3 passi sinistra porta di casa.
Crescendo non ho smesso di muovermi al buio, a 20 anni casa nuova, camera di mia madre ancora più vicina. Lasciava la porta socchiusa chiedendoci di chiuderla quando tornavamo. Tornavo la chiudevo riuscivo. C’erano meno porte da aprire, ma sempre al buio, sempre in silenzio, sempre con le scarpe in mano.
E poi alzarsi da un letto verso le 4, in silenzio, trovare i pezzi al buio e uscire senza fare un rumore.
Poi per un po’ finalmente smetti di fare il Marine. Vivi con Lui, non hai orari da rispettare, non hai regole. Fai come cazzo ti pare. E ti dimentichi le doti affinate negli anni.
I figli, sono i figli che ti ricordano quanto sei ingegnosa e capace di silenzio e destrezza notturna. Per cui, per tutti quelli che avevano un rapporto alla pari con i genitori, per tutte quelle che “potevano tornare a casa quando volevano”, per tutti quelli che “no i miei non mi vietano niente”.
Appena il marmocchio arriverà a casa… rimpiangerete tutto quel permissivismo. Incapaci di muovervi come noi povere recluse al buio e in silenzio, siete condannati a svegliare i nani costantemente, a inciampare sui loro giochi perché i vostri piedi non hanno affinato la tecnica RADAR per qualsiasi cosa sia a terra, a risvegli con urla perché avete acceso la luce sbagliata.
Ma a tutto c’è rimedio. Seguite il corso accelerato che ho elaborato io all’età di 5 anni appena è uscito. 1985. Qui c’è tutto. Se mentre girate assonnati nella notte canticchiate in testa la sigla. Tutto andrà per il meglio.
Ecco qui:
Intanto, tra una “missione notturna e l’altra” se vi capita andate a vedere Norman Rockwell a Palazzo Sciarra. Tutte le info qui. E se come me non avete idea di chi sia… non leggete niente. Andate lì e resterete a bocca aperta scoprendo che molte delle vostre immagini mentali sull’America e gli americani, ve le ha ispirate lui.