Se chiudete gli occhi e pensate alla vostra adolescenza sono sicura che ci sarà un evento, un viaggio, un weekend, una festa, a cui i vostri genitori non vi hanno mandato.
E sono sicura che quell’evento quel viaggio quel weekend quella festa rappresenta per voi IL momento dove dovevate esserci e invece non c’eravate.
Sono sicura che alle cene di famiglia non mancate di rimarcare quel terribile evento e mancanza e puntualmente ad ogni Amarcord fatto da amici una morsa allo stomaco vi ricorda cosa vi siete persi.
Ecco stamattina, sommersa solo di foto e video e commenti, e paragoni e racconti e musica e altre foto e altri video e altri commenti, mi sentivo così.
io che potevo andare (gratis) e che non sono andata.
Io che ho perso il concerto dell’anno e non sono andata.
E dentro di me già inveivo contro nano1 nano2 che sempre presenti nei momenti più importanti, mi hanno privato anche di questo.
Altre immagini, altri video altri commenti.
In ufficio sembra siano tutte diventate groupies.
E quella morsa allo stomaco nel pensare, dovevo andare…
Poi è squillato il cellulare era mia madre, che dall’altra parte della cornetta vaneggiava sul Circo Massimo, su Fichissimo, su NON PUOI CAPIRE… e il mio cervello si è riacceso.
L’immagine di mia madre che urlava sotto il palco con la maglietta della lingua – non c’ero ma sono sicura che ce l’avesse perché ne compra una (anche per me) ad ogni concerto dei Rolling Stones dove va – ha svelato un pensiero che avevo rimosso sommersa dalla guerra sui social di amici e conoscenti.
A me i Rolling Stones non mi sono mai piaciuti, ecco perché non ci sono andata.
Poveri Nani…
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