Cosa capita alle madri quando in dirittura d’arrivo decidono che nome dare ai figli é ormai un assodato mistero.
Il tg1 ieri, ha dichiarato però ufficialmente finita la moda anni 80 dei nomi stranieri. Aggiungerei un Deo Gratias…
Resiste senza una minima scalfittura Braian, scritto così. Incredibile.
Il punto é miei cari sbeffeggiatori che una madre, incinta di un maschio, vive nell’evidente speranza e illusione che il suo, di maschio, possa miracolosamente rivelarsi, quello che tutte avrebbero voluto incontrare da adulto.
Quei pochi mesi di gestazione passano nell’assurda illusione che sí un mondo migliore é possibile, un mondo senza inquinamento, senza cattiveria, e senza uomini nell’accezione più classica, femminista e ironica possibile.
Un mondo dove nessuno ti dica che: ” ha paura del vento” perché non sa che cosa dire (taci piuttosto).
Un mondo dove non ci sia così tanto materiale comico e assurdo da riempire ore e ore di monologhi femministi.
Insomma, nella scelta del nome si nasconde, ve lo giuro, tutta la speranza e illusione che forse un miracolo sia possibile e che l’artefice di questo miracolo sarà proprio il nome.
Inutile dire che tutto quello sforzo, tutta quella concentrazione, tutta quella premura, svanirà al primo cambio di pannolino.
E intanto il nome resterà lì, classico o strambo, italiano o straniero, noto o meno noto.
Ernesto o non Ernesto avrete/mo messo al mondo un altro maschio, niente più niente meno.
Irresistibilmente bugiardo, falso, ruffiano.
Amabilmente cretino e pigro, o semplicemente stronzo.
Intanto a me continuano a prendermi per i fondelli.
Nessuno, però sa che potere incredibile può avere il nome che ho in mente io.
Almeno fino alla nascita.