Io abbarbicata in cima alla scala con un senso di ansia e panico negli occhi.
Lui, ante aperte e un sorriso sornione come ogni anno.
Loro piegati, anzi stropicciati, appallottolati e impilati.
Oggetto del desiderio la figura professionale che non potrò mai permettermi, quella di cui vi parlavo qui.
Così eccoci arrivati anche quest’anno, che sono tre sere che tento di affrontare la faccenda e poi rinuncio. Solo che sono giorni che qui fanno 26 gradi alle 2…
Non so se mi spiego. E io giro ancora con stivale e calzettone.
Roba da dicembre inoltrato.
E’ che il cambio di stagione è un qualcosa che non è possibile spiegare.
E’ uno shock di anno in anno.
Partiamo dal presupposto base. Nessuna donna, mai nella storia, avrà un armadio con “qualcosa da mettersi”. Noi senza ombra di dubbio davanti ad un armadio gonfio che manco la faraona ripiena, esclameremo sempre la stessa identica frase. E mò che mi metto?
Ora questo principio base regola inevitabilmente tutto il resto.
Tirare giù (o su dipende da come è organizzato l’armadio) i vestiti estivi ci pone crudelmente davanti a questa amara realtà. Pile e pile di gonne, pantaloni camicie maglie golf passeranno dalle nostre mani e verranno lanciate giù. E ad ogni passaggio ci sentiremo sempre più tristi, sempre più affrante dall’inevitabile evidenza che sì, quel capo lì, in effetti, non c’è.
Ma tutto ciò non è niente in confronto al vero e proprio problema:
questi pantaloni qui, ma quanto sono stretti?
Non sono miei, è impossibile che io sia mai stata così magra da entrare in questo misero pezzo di stoffa.
E quindi dicevo, eccomi qui che fisso l’armadio inebetita, e dietro di me seduti con la faccia in su che fissano il mio sedere un cane e un nano.
Certo perché quest’anno c’è il livello successivo di difficoltà: trema, sposta, impila, piangi e INTRATTIENI.
Quindi ricapitalondo: sono sulla scala, vedo pile e pile di vestiti, mi si annebbia la vista, ho 4 occhi puntati addosso che mi fissano e lì nascosta tra gli stracci la vedo:
maglietta Onix acrilico misto plastica e elastene anni ’90 blu elettrica, taglia s (S da bambina) comprata in pieno tunnel “Non è la Rai”, la afferro aggiungendoci una colorita esclamazione (va beh dai tanto il nano ancora non capisce) e tirandola via le vedo…
Set completo di mise adolescenziali (quando ero un pò “rotonda” ma non me ne rendevo conto e quindi me ne fregavo andando in giro nuda) nascoste, giustamente, in fondo in fondo all’armadio.
Non resisto e in equilibrio inizio a canticchiare, sculettare e ammiccare, i 4 occhi sembrano interessati alla faccenda così perdo ogni freno inibitore e inizio a cantare a squarciagola, con addosso la maglietta Onix.
Faccio di peggio e alla fine scendo dalla scala e la metto.
E nel momento esatto che parte il ritornello…il nano scoppia a piangere i vestiti impilati crollano per terra e io mi rendo conto che sto ballando in mutande davanti alle finestre dello studio legale X.
PS:
No, non l’ho fatto il cambio, ho consolato il nano che piangeva per colpa di Ambra, ho appallottolato ciò che era caduto buttandolo in un angolo ho chiuso tutto e vestita con stivale e calzettone anche oggi sto qui a morir di caldo…