Il coraggio.
Il coraggio è una di quelle qualità che non ho.
Io, che mi vergogno a chiedere informazioni per strada, che per fare una telefonata di lavoro ad uno sconosciuto ci metto ancora 20 minuti a decidermi, no mi correggo, 20 giorni se la scadenza non è imminente.
Dice wiki:
“Il coraggio (dal latino coraticum o anche cor habeo, aggettivo derivante dalla parola composta cor, cordis cuore e dal verbo habere avere: ho cuore) è la virtù umana, spesso indicata anche come fortitudo o fortezza, che fa sì che chi ne è dotato non si sbigottisca di fronte ai pericoli, affronti con serenità i rischi, non si abbatta per dolori fisici o morali e, più in generale, affronti a viso aperto la sofferenza, il pericolo, l’incertezza e l’intimidazione.”
Ora, affrontare a viso aperto, non è che sia proprio una cosa da niente.
Non abbattersi.
E come si fa? Io che quando mi alzo mattina vedo tutto nero, non in senso metaforico, io appena sveglia non ci vedo proprio, e per le prime 4 ore della giornata (sì 4 ore embè) procedo alla cieca.
Mi salva il fatto che meccanicamente so cosa il mio corpo deve fare.
Così mentre alle 8 è tutto nero col passare delle ore piano piano piano la luce inizia a entrare nella mia giornata. Lentamente. Prima i colori primari, poi nel pomeriggio, tardo poriggio, le sfumature compaiono davanti ai miei occhi.
Per farvi capire…di solito i post li scrivo la mattina.
Quando non c’è nessun colore a distrarmi.
Tanto la mia tastiera è bianca e nera…più nera che bianca a dir la verità.
Che poi le tastiere bianche diciamoci la verità, sono tanto belle, al negozio, perchè dopo 10 minuti che scrivi vedi già quel neretto che le appassisce, le macchia.
Sto divagando. Dicevo, il coraggio.
Il coraggio di prendere in mano la situazione, di decidere che no, una cosa non la vuoi fare, o meglio ancora che quella cosa la vuoi proprio far tu.
Il coraggio delle proprie azioni (quali risponderei io?)
Il coraggio di vivere.
La retorica del coraggio.
Coraggio…è ora di mettersi in viaggio.